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1 Dicembre Giornata mondiale per la lotta all’Aids

Publicado el 01/12/10

Azioni concrete a sostegno di chi vive con l’Hiv, istituzione di organismi in grado di monitorare il reale andamento dell’epidemia in Italia, nuove e più incisive iniziative di prevenzione e un sostegno non saltuario alla ricerca. Questi i punti fondamentali di un documento sottoscritto da Anlaids, Arcigay, Lila e Nadir in rappresentanza delle associazioni dei pazienti di Hiv/Aids in Italia presentato oggi a Palazzo Chigi al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, al Ministro della Salute Ferruccio Fazio e al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci. In occasione della XXIII Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids che si celebra in tutto il mondo il 1° dicembre 2010, i rappresentanti delle persone sieropositive hanno voluto ricordare con questo documento, che oltre che al Governo sarà sottoposto all’attenzione anche dei rappresentanti di tutti gli schieramenti politici e a tutti gli assessori regionali alla sanità, i problemi più urgenti che il nostro paese si trova ad affrontare nel contrastare la diffusione delle infezioni da Hiv.

“La ricerca italiana ha dato contributi particolarmente significativi nel campo della lotta all’Aids – ha spiegato la presidente Anlaids Fiore Crespi – Siamo tra i primi posti nel mondo per numero di pubblicazioni scientifiche sull’argomento e tra gli ultimi per investimenti pubblici in sostegno alla ricerca. È indispensabile che il finanziamento alla ricerca sull’Hiv/Aids assuma carattere continuativo e non saltuario e che coinvolga sempre più tutti i campi di questa patologia, ricerca di base e clinica, epidemiologica, comportamentale, sociale”.

“Lungi dall’essere un’emergenza sorpassata, l’Hiv è un’infezione che ancora oggi tocca le vite dei cittadini e delle cittadine italiane ed in questo senso anche della comunità italiana LGBT (lesbica, gay, bisex e trans) – commenta Rebecca Zini, responsabile salute di Arcigay – Quotidianamente i nostri operatori ed operatrici entrano in contatto con persone che hanno appena ricevuto una diagnosi o si confrontano con i problemi di persone che ormai da tempo convivono con la malattia in un paese in cui non un dito è stato mosso da parte delle istituzioni per alleviare in qualche modo lo stigma ed i pregiudizi che pesano sulle persone sieropositive spesso sommandosi a quello stigma e a quei pregiudizi, altrettanto ignorati, che ancora oggi pesano sulle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”.

“Registriamo un preoccupante abbassamento della guardia sul piano della tutela dei diritti delle persone che vivono con l’Hiv, una situazione che si aggrava di anno in anno e che non trova alcuna risposta dal versante istituzionale – è la denuncia della presidente nazionale della Lila Alessandra Cerioli – La distrazione e il pressapochismo con cui tali diritti sono gestiti, nei campi della privacy, del lavoro, della stessa sanità, creano non poche difficoltà alle persone sieropositive. Il tema dei diritti delle persone con Hiv deve rientrare tra le priorità della lotta contro con l’Aids di questo paese”.

“In Italia la disponibilità dei farmaci per l’Hiv è diseguale sul territorio nazionale, perché manca un coordinamento efficace tra autorità regionali e Stato centrale – sottolineano Filippo Von Schloesser e Simone Marcotullio, presidente e vicepresidente di Nadir onlus – Alcune Regioni non hanno ancora stanziato i fondi necessari perché i nuovi farmaci approvati dall’Aifa siano disponibili per tutti coloro che ne hanno bisogno. In questo contesto, il fatto che in questi sei mesi non sia ancora stata rinnovata la Consulta delle associazioni di lotta all’Aids, organo consultivo del Ministero della Salute di importanza cruciale per la rappresentanza delle problematiche delle persone con Hiv, non ci ha permesso di trovare un tavolo in cui sottoporre le questioni più urgenti alle autorità statali. Il danno che è stato fatto in questi sei mesi si ripercuote così sulla salute di migliaia di persone sieropositive”.

Arcigay, in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids istituita nel 1998 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, lancia la campagna nazionale di prevenzione “Fate l’Amore. E la guerra all’AIDS”.
“Quest’anno distribuiremo 25000 preservativi, 40 mila cartoline, affiggeremo 2500 manifesti e faremo informazione mirata sui media lgbt”, spiega Rebecca Zini, responsabile salute di Arcigay.

“I contagi non sono in diminuzione e interessano anche la comunità lgbt e la popolazione giovanile. Per questo abbiamo scelto di richiamare esplicitamente, e con estrema chiarezza a differenza delle Istituzioni che lo ritengono ancora un tabù, l’attenzione alle “armi di protezione di massa” e cioè preservativi, gel e del dental dam.

Il loro uso non è un’opzione: sono gli unici strumenti scientificamente testati che abbiamo a disposizione per la prevenzione”.
“Il richiamo al fare l’amore – continua la Zini – vuole essere una risposta netta a coloro che intendono fare prevenzione richiamando alla castità o a precetti etico morali.

E’ un errore: i programmi di educazione sessuale devono parlare esplicitamente degli strumenti per prevenire le infezioni”.
“Abbiamo scelto di fare quello che troppo spesso le Istituzioni non fanno”, aggiunge Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, “ e cioè insistere sulla prevenzione”.

“I dati diffusi dal Ministero sulla pandemia sono ampiamente sottostimati e la narrazione del problema hiv aids è notevolmente al di sotto della realtà”, spiega il presidente di Arcigay.

“Le politiche di prevenzione sono insufficienti e non è accettabile che su un tema come questo si possano fare tagli o proporre campagne informative antiquate, come quelle che stiamo vedendo in questi giorni.

Le Istituzioni hanno l’obbligo di scegliere, e la scelta politica fatta sin qui è quella di puntare sulla cura di cittadini malati piuttosto che sull’integrità fisica di cittadini sani.

Arcigay ritiene che lo Stato debba, al contrario, spendere ampie risorse per la prevenzione.
La campagna nazionale che abbiamo messo in campo è interamente finanziata dall’associazione, ma il terzo settore non si può fare carico di oneri e responsabilità che spettano al settore pubblico.

Da questo punto di vista sarebbe bene che le istituzioni si sveglino e mettano in campo strategie di prevenzione con informazione e distribuzione massiccia di preservativi, e non penso solo alle scuole, ma a tutti i locali pubblici”.



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